Caregiver Day 2021: quarta giornata

28 maggio 2021
Rapporti intergenerazionali nella cura – accompagnare e sostenere i giovani caregiver
Relazione: https://www.youtube.com/watch?v=UUINDWa94fg&t=6436s

Caro diario,
oggi ho scoperto di essere un caregiver.
Care cosa??? Dirai tu.
Ti racconto bene.
Ultima lezione del ciclo di cittadinanza attiva, te l’ho già detto che quella di italiano è flippata per tutte ‘ste storie della responsabilità e la condivisone… on line, naturalmente, e come sai per me questa storia dell’on line potrebbe continuare tutta la vita, io a stare a scuola dal divano sto benissimo, mangio, bevo, se mi gira male dico che ho la connessione debole e vado in terrazzo a fumare.
La tipa dell’incontro attacca con i power point, titolo: RAPPORTI INTERGENERAZIONALI NELLA CURA – ACCOMPAGNARE E SOSTENERE I GIOVANI CAREGIVER. Mi sono andato a prendere gelato, cucchiaione e quaderno degli appunti, che tanto lo so che dopo bisogna fare la relazione e magari mi alzo la media, che ho sei e mezzo, e la prof mi dice sempre Giacomo, con il tuo potenziale potresti avere nove in tutte le materie.
Dice la tipa: vorrei che condividessimo la definizione di caregiver.
Riscrivo bene gli appunti, caro diario:
Il caregiver è il familiare, il convivente, l’amico che volontariamente e in modo gratuito aiuta una persona non in grado di prendersi cura di sé pienamente per motivi cognitivi o per precise limitazioni fisiche o psichiche.
I giovani caregiver hanno spesso uno stile di coping evitante, dice la tipa.
Cazzo è il coping, mi chiedo io, e clicco.
Il termine ‘coping’, tipicamente associato al concetto di stress, deriva dall’inglese ‘to cope with’ e significa ‘fronteggiare, reagire, resistere, gestire’.
Caro diario, mi chiedo e ti chiedo: come fai a reagire se sei evitante?
Hanno minore capacità di regolazione delle proprie emozioni. Il caregiving nell’età dello sviluppo può portare a una minore capacità nell’esplorazione dei propri bisogni e nella costruzione della propria identità. I giovani hanno spesso reti sociali limitate e difficoltà nell’instaurare relazioni con i pari. Desiderio di fare del male a se stessi o agli altri.
Subiscono più bullismo.
Hanno paura del futuro, paura di non essere in grado di affrontare una situazione particolarmente difficile e imprevista. Paura di diventare come la persona di cui si occupano. Difficoltà di parlare. Paura del giudizio altrui. Difficoltà di chiedere aiuto. Difficoltà di essere gentili con se stessi. Grande propensione verso l’altro. Tendenza a nascondere le proprie emozioni.Quando parlano con se stessi sono critici e severi, senti un po’ qua!!!: quando si rivolgono a se stessi usano espressioni come: Sei un perdente, Non sei abbastanza, Devi essere perfetto, Sei ridicolo.
Ti ricorda qualcuno, caro diario?
Cazzo, sono io!!!
E poi, senti qua: quando ci sono giovani caregiver, i ruoli familiari rischiano di invertirsi e per esempio ci sono figli che diventano genitori.
Cazzo, sono io!!!
I caregiver ribaltano i propri schemi di vita senza che gli altri se ne rendano conto (a scuola, soprattutto).
Sono io!!!
Non so cosa sento in questo momento, caro diario. Sono sollevato che per quello che vivo io ci sia un nome e che ci siano persone che ci studiano sopra, ma mi sento anche disperato, perché non lo so se voglio essere un caregiver, e tu lo sai come stanno le cose, per quanto tempo ancora la mia vita sarà così?
Ho tanta paura.
La tipa ha detto che i caregiver hanno bisogno di trovare contesti di espressione vera, in cui non si debba provare vergogna, spazi liberi da giudizi dove fatica e sofferenza possano essere comunicate ed elaborate. Hanno bisogno di luoghi di creatività, di fare teatro, musica, scrittura, disegno, fotografi.
La condivisione è un’emozione, dice la tipa.
Mi viene da piangere, forse è sollievo. O forse mi vedo davanti una vita che non voglio e non so a chi dirlo. Forse potrei scrivere una mail a questa tipa dell’associazione. Chissà se anche Martina si è accorta di essere una caregiver, oggi.
Mi sa che anche lei è sotto choc.
Beh, adesso vado, caro diario, che il papà mi sta chiamando.
A domani.

A cura di Silvana Savio
Silvana Savio è nata a Thiene il 4 /10/1962, vive a Vicenza. Laureata in filosofia, fa l’insegnante in un istituto professionale.

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: