Della politica e della città
Siamo un gruppo di donne diverse per età, provenienza, competenze, esperienze professionali e di vita che, partendo dalle riflessioni avviate da alcune candidate e sostenitrici della lista civica Bassano per Tutti nell’ambito della campagna elettorale per le elezioni amministrative del 2019 a Bassano del Grappa, ha intrapreso un percorso di riflessione su vari aspetti, temi e bisogni ritenuti importanti nella pratica politica, da quella quotidiana a quella istituzionale.
Con il tempo, altre donne si sono unite al gruppo, condividendo gli obiettivi proposti nella bozza iniziale di questo documento, in particolare l’idea della continuità tra la politica del quotidiano e quella delle istituzioni. Consideriamo questo un approccio importante da promuovere, sia nell’individuazione di nodi problematici nella vita della città che nell’attivazione di risorse e proposte.
Preoccupate dal clima politico diffuso di ostilità, intolleranza e disgregazione sociale, intendiamo continuare a discutere della città e della politica che vorremmo, coltivando il pensiero critico, portando la nostra capacità di visione ed elaborando strategie per la costruzione di un progetto politico condiviso volto all’inclusione sociale e allo sviluppo sostenibile.
Ci sono in particolare alcuni macro temi che riteniamo prioritari nell’orientare il nostro discorso e le nostre proposte politiche.
LINGUAGGIO E COMUNICAZIONE
Desideriamo innanzitutto un linguaggio che sia inclusivo e rispettoso della diversità di genere e di ogni forma di diversità, perché riteniamo che linguaggio e comunicazione non siano pratiche neutre, ma costruiscano immaginari, spazi e possibilità di azione (sociale, politica e quotidiana) che possono di volta in volta includere o escludere, a seconda di come vengono utilizzati; è pertanto importante che il linguaggio sia inclusivo fin dalla scelta e dall’articolazione delle parole che usiamo, siano esse scritte, parlate, formali o informali. Chiediamo attenzione che il linguaggio non favorisca pratiche tacite di disuguaglianza di genere, così come di ogni forma di discriminazione sulla base della posizione sociale, dell’appartenenza culturale, etnica, religiosa o dell’orientamento sessuale delle persone. Non è pedanteria semantica, la forma è sostanza e alla sostanza teniamo. Pensiamo che l’attenzione al linguaggio sia una buona pratica per ogni forma di inclusione, non solo di genere.
Allo stesso modo, desideriamo uno stile comunicativo rispettoso, positivo e non aggressivo, che nelle controversie preferisca il registro dell’ironia a quello della bellicosità e del confronto simmetrico, uno stile che punti sui contenuti più che sull’attacco diretto. Ci piace una comunicazione che si conceda il tempo (non infinito, ma consono) della riflessione, che non si lasci soggiogare dall’urgenza della risposta immediata. Inoltre, sosteniamo una risoluta intransigenza sull’uso di linguaggi e modalità comunicative sessiste, razziste e intolleranti.
SPAZI/LUOGHI
Sentiamo forte la necessità di avere maggiori luoghi di incontro e di aggregazione in città. C’è bisogno di spazi fisici dove le donne, i/le giovani e in generale le persone delle nostre comunità possano ritrovarsi, sia in modo organizzato (spazi per associazionismo) che in modo informale, per coltivare relazioni, reti di incontro, attività, pratiche di partecipazione e di vicinanza. Gli spazi dei quartieri potrebbero essere delle risorse da sfruttare meglio, aprendoli di più alle comunità. Se da una parte avvertiamo la necessità di sviluppare reti territoriali e spazi di partecipazione locale, dall’altra il nostro sguardo rimane aperto a dimensioni e connessioni più ampie, nazionali ed internazionali, consapevoli che le relazioni sociali, politiche ed economiche che articolano la nostra vita quotidiana si giocano su molteplici scale, da quella locale a quella globale e viceversa.
TEMPI
Sentiamo il bisogno di tempi che siano più inclusivi e sostenibili. Le donne spesso pagano in prima persona, nei loro tempi quotidiani, le carenze della città in settori apparentemente distanti come i servizi, la viabilità, il lavoro, l’urbanistica. Il lavoro di cura dei figli, degli anziani, delle persone disabili; i tempi produttivi del lavoro; la dislocazione di servizi e strutture sul territorio; l’organizzazione di trasporti e viabilità che allunga notevolmente i tempi di semplici attività quotidiane come fare la spesa, accompagnare i figli a scuola, ecc., tutto questo ricade in modo pesante sulle donne, togliendo loro tempo ed energie e indebolendo, di fatto, la loro possibilità di partecipare alla vita pubblica.
CURA
Le donne sentono in modo forte che i ruoli di cura che, per scelta o per necessità, ricadono sulle loro spalle, necessiterebbero di maggiore attenzione da parte della Politica. In particolare, riconosciamo la differenza tra “presa in carico” e “cura”, attribuendo a quest’ultima valori positivi legati al tempo lungo (e non solo alla risoluzione delle contingenze), che presuppongono un cambiamento di approccio nelle relazioni non solo secondo una prospettiva “femminile”, ma civile. Questa attenzione ha due accezioni. Innanzitutto si sente l’esigenza di sgravare le donne dal carico della cura attraverso l’offerta di maggiori servizi (non monetizzabili) che redistribuiscano sull’intera collettività la responsabilità del sostegno all’infanzia, alle persone non autosufficienti, agli anziani e alle persone in difficoltà. Riteniamo che la cura, oltre ad essere una scelta ed un impegno (cura delle relazioni, della città, dell’ambiente e di tutte le fragilità) sia anche un diritto, di tutte e di tutti, che incoraggiamo come occasione di pari opportunità. La possibilità di prendersi cura dei figli e delle figlie da parte di entrambi i genitori grazie a programmi di maternità e paternità equi ne è un esempio. Il supporto concreto delle istituzioni in questo senso dev’essere una priorità se si vogliono veramente promuovere politiche di uguaglianza, diritti e pari opportunità per tutte e per tutti. Fintanto che la carenza di servizi pubblici viene sopperita e grava sul privato delle donne, non può esserci una vera politica dell’uguaglianza. In secondo luogo, vorremmo che ci fosse un riconoscimento concreto del lavoro di cura delle donne, che si esplicita non solo nella cura delle persone più vulnerabili, ma nella cura delle relazioni in senso più ampio.
Nel corso degli incontri sono emersi anche altri temi che il gruppo intende trattare, in particolare il tema del lavoro e quello delle donne migranti.
È emersa anche, con forza, la necessità di una formazione continua, sia come autoformazione, valorizzando le competenze presenti nel gruppo, sia attraverso percorsi con persone esterne.
METODOLOGIA
Molti dei contenuti discussi dal gruppo rimandano, più che a temi specifici, a modalità di fare e di affrontare le questioni, così come ad alcune particolari competenze, che le donne di questo gruppo riconoscono come valore aggiunto del proprio contributo politico e che ne contraddistinguono stile e approccio metodologico. Le elenchiamo brevemente di seguito.
• Competenze relazionali: capacità di ascolto, di empatia, di mediazione, di intessere e gestire relazioni. Pensiamo che sia importante che la politica assuma in modo più deciso modalità di condivisione, di partecipazione e di cooperazione più che riprodurre modelli dominanti di competizione. All’accentramento preferiamo la suddivisione delle competenze, che valorizza i diversi saperi delle persone e permette tempi e impegni più sostenibili.
• Attenzione ai processi: pensiamo sia importante mantenere un’attenzione critica non tanto e non solo alle “questioni femminili”, spesso affrontate come questioni specifiche delle donne, separate dai contesti quotidiani della politica, quanto piuttosto ai processi che ostacolano il reale attuarsi delle pari opportunità. Significa porre attenzione, per esempio, alle relazioni di potere e all’esercizio di quest’ultimo all’interno degli spazi, dei tempi e delle dinamiche della politica. Significa predisporre percorsi di partecipazione e di rappresentanza politica duraturi e solidi che non penalizzino, esplicitamente o implicitamente, le donne. Significa esporre e intervenire sistematicamente sui processi (spesso invisibili) che ostacolano l’accesso delle donne alla politica e non accontentarsi di confinare le pari opportunità solo ai meccanismi delle quote.
• Uno sguardo femminile sulle questioni. Ci interessa che le questioni che via via si affronteranno vengano filtrati da uno sguardo al femminile, perché nei temi, per esempio, del lavoro, del territorio, della sostenibilità, della sicurezza, ecc. ci sono declinazioni che impattano direttamente sulla vita e sulla quotidianità delle donne. Vorremmo che “il femminile” fosse associato più ad un modo diverso, trasversale, di guardare alle questioni, che a problemi (violenza e femminicidio) e aree (categorie sociali vulnerabili) considerate di specifica pertinenza delle donne.
Infine, ci piace concludere questo documento con alcune parole chiave emerse durante gli incontri iniziali, associazioni spontanee attraverso cui il gruppo ha cominciato ad elaborare le prime definizioni di sé. Le parole sono: Coraggio, Realizzazione, Cuore-in-azione, Sogni, Sostegno, Empatia, Relazione, Ascolto, Stare insieme, Visione. Sono parole che possono apparentemente sembrare distanti dal discorso politico, ma che proponiamo a conclusione di questo documento come suggestioni femminili di un modo diverso e possibile di immaginare la politica, fatta di strategie e calcoli, ma anche di una forte dimensione emotiva, affettiva e visionaria, che in ultima analisi restituisce all’ Umano piena soggettività politica.
Vorremmo che questo documento programmatico fosse un punto di partenza per avviare un dialogo aperto e costruttivo sugli spazi, i tempi e i processi della politica e sulla visione di città e di comunità che desideriamo promuovere. Un dialogo che parte dalle donne ma non si ferma alle donne e che apriamo, anzi, a tutti i cittadini, le cittadine e le associazioni che avranno voglia di sedersi intorno ad un tavolo con noi.
Il gruppo fondativo
di Laboratorio Obiettivo 5