Credo che essere figli…

Credo che essere figli in questo periodo di Covid 19 non sia semplice per nessuno, per un motivo o per un altro. C’è chi è lontano dai genitori perché ormai da un po’ di tempo ha già lasciato casa, ma comunque a causa dell’emergenza non può andarli a trovare; chi invece si è spostato per motivi di studio, però non ha potuto tornare alla propria famiglia perché questo non rientra negli spostamenti per “comprovate necessità”.

E poi ci sono quelli che sono figli, sono a casa, hanno le proprie cose e persino i propri genitori, ma sono in un certo qual modo invisibili. Come me.

Sono figlia di un’insegnante che in questo periodo sta svolgendo il suo lavoro di insegnamento a distanza egregiamente: si assicura che i ragazzi abbiano tutti modo di studiare, che stiano bene e possano continuare a vivere la propria vita il più possibile normalmente.

Questo periodo ha cambiato tante cose, prima tra tutte la vita tra le pareti domestiche, e non sempre in meglio: se prima avevamo modo di staccare almeno un po’ dal lavoro e dalla scuola – chi più chi meno – ora non ce ne liberiamo mai totalmente e la cosa comincia a sfinire.

Sembra che perché siamo a casa allora si debba lavorare sempre, ininterrottamente: telefonate, compiti da svolgere, richieste di colloqui e opinioni. Tutto ormai gira attorno a queste cose. Il lavoro sta piano piano invadendo il nostro privato e le relazioni a volte diventano tese come corde di violino.

Ammiro mia madre per come affronta la vita di ogni giorno, sia come madre che come insegnante. Per non parlare degli altri mille ruoli che, non so come, riesce a svolgere: amica, collega, confidente, lavoratrice…

A volte però vorrei gridarle tutta la frustrazione che sento dentro quando, per esempio, stiamo parlando tra noi in un momento di pausa e le squilla il cellulare e si mette a rispondere lasciando la conversazione a metà perché “è lavoro”.

A volte mi piacerebbe urlare alla gente che anch’io ho bisogno di lei ogni tanto e che anche noi abbiamo una vita a casa, al di fuori del lavoro e della scuola.

È vero, anch’io ho in miei interessi, ho un ragazzo, molto da studiare e tante altre cose di cui occuparmi e quindi spesso ho poco tempo. Però ogni tanto mi piacerebbe poter stare senza preoccupazioni per un po’, senza dover pensare al lavoro, allo studio e a tutto ciò che c’è fuori da casa nostra.

Non mi piace vedere mia madre sempre stanca, con due ombre nere sotto agli occhi e i capelli ingrigiti dalla mancanza di tinta e dallo stress. Questa non è la madre che conosco e vorrei poter fare di più per lei, per aiutarla e mi sento impotente.

Allo stesso tempo mi viene in mente che lei sta solo facendo il proprio lavoro, e quel lavoro serve per portare a casa uno stipendio.

Ma stasera mi chiama per uscire: ci sediamo sugli sgabelli dietro casa, gli occhi sul tramonto e i piedi a contatto con la pietra del camminamento scaldata dal sole. Nemmeno l’ombra di un cellulare!

Da Clara Maat

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