… questa mattina posso allontanarmi da casa e andare quasi dove mi pare.
Mascherina, guanti, documenti.
Il mio nome comincia per S e non mi è mai piaciuto. L’altro giorno ho chiesto a una conoscente che ha un brutto nome anche lei se le piace il suo nome, uh, sì, mi ha risposto veloce, io mi sento proprio una Z.
Poveretta, ho pensato, perché io tendo a mettermi molto nei panni degli altri.
… quindi questa mattina sono andata sull’argine a guardare il fiume.
Mio padre era un mago, mi ha scelto lui il nome e così noi due siamo diventati uguali, ho il suo sguardo, i denti sani e mi illudo di scegliere la vita che faccio.
Il nome di mia sorella, invece, lo ha scelto mia madre, che era una maga: loro due sono diventate uguali, hanno la stessa testa, i denti fragili e si illudono di essere delle persone allegre.
… questa mattina siamo usciti di casa a migliaia dicendo che eravamo felici, ma una donna ha telefonato alla trasmissione che stavo ascoltando alla radio e ha detto che la sua bambina di quattro anni quando è stata in strada era terrorizzata e si è avvinghiata, e ha voluto rientrare.
Mio padre era un uomo gentile che non faceva sconti a nessuno.
Papà, gli ho detto una volta, non mi piace il nome che mi hai scelto.
Ah sì?, mi ha risposto, chissà a quante cose che non ti piacciono dovrai abituarti.
Ma io sono quasi vecchia e non mi sono ancora abituata al mio nome, io non mi sento per niente una S, io ero più adatta alla F, o alla C.
… questa mattina camminando sull’argine ho fatto un percorso che non avevo mai fatto e mi sono seduta a guardare il fiume che a un certo punto fa una esse.
E se non riesco ad abituarmi?, ho chiesto a mio padre.
Beh, mi ha risposto, chi non si abitua continua a sorprendersi.
