La redazione

Il convenzionale presupposto che chi fa ricerca sia un soggetto incorporeo, razionale, sessualmente neutro – una mente non collocata nello spazio, nel tempo o nelle interrelazioni con altri/e è uno stato normalmente attribuito solo agli angeli.  

(Elizabeth Grosz)

19 giugno 2020, sei di pomeriggio. Come ogni santo venerdì di ogni santissima settimana, dal Covid in poi, la redazione si trova via Skype per decidere il da farsi. E Cristiana è in ritardo.

Gaia sorride dallo schermo, dietro di lei il muro bianco e una lampada rossa che pende dal soffitto. «Allora io intanto vado avanti con il mio allenamento» dice. Ha un nuovo taglio di capelli asimmetrico, le sta molto bene.

«Ma ce la fai?»  le chiede Paola, semi-sdraiata sul suo adorato divano. Un po’ si preoccupa, pensa che la riunione potrebbe venire un pasticcio con Gaia che saltella e fa gli squat.

«Come no, figurati, guarda che sono abituatissima. Al massimo avrò il fiato un po’ corto, ad un certo punto. Sai niente delle altre, piuttosto?»  Gaia si sistema una fascia tergisudore sulla fronte mentre parla.

«Be’, Cristiana è in ritardo. Emma invece ci raggiunge appena finisce la lezione. Francine non so, oggi aveva i nipotini?»

Niente nipotini, ecco che Francine si collega. Quando all’inizio aveva sentito l’impulso di dire sì alla redazione, dentro di sé si era preoccupata: forse avrebbe trovato un ambiente di femmes savantes? Ma si è velocemente ricreduta. L’effervescenza che trova oggi, come al solito, le sembra piuttosto quella di donne cadute nel paiolo di Obelix riempito di pozione magica, dove tutte hanno trovato energia, entusiasmo, gioia. Qui l’impensabile diventa una possibilità e ogni nuova idea porta ad un mondo in attesa di essere scoperto.

Paola condivide la to-do list sullo schermo e come una direttrice d’orchestra srotola uno spartito alla volta, organizza i compiti, rivisita le pubblicazioni già pianificate e quelle da programmare. Le discutono con attenzione al dettaglio, alle sensazioni e alle emozioni che suscitano in ognuna di loro. Poi si immergono negli eventi d’attualità, dove Cristiana trova sempre agganci per condurre lo sguardo oltre il confine di ciò che appare, invitando all’attenzione per ogni alterità. Gaia dice la sua, propone, compone, mangia, si muove, si mette al servizio con un’energia senza fondo (da pozione magica). Dice: «Ho un’idea…» e tutte pendono dalle sue labbra. Emma, organizzatissima, anche lei ha un’idea, propone nuovi mondi, recensioni, un nuovo look per il sito e chi più ne ha più ne metta. La testa di Francine comincia a girare, ma l’entusiasmo la coinvolge e l’incantesimo di un incontro dove nessuna si tira indietro quando si tratta di collaborare produce una musica incalzante e un coro di voci di donne in sottofondo.

 Chissà come fa Francine a sorridere sempre, pensa Emma. Osserva il suo viso gentile sullo schermo, e poi il proprio, molto più tirato, meno spontaneo. Si sforza di fare un bel sorriso. Ma che ansia, questa telecamera continuamente puntata addosso! Ecco, a forza di guardarsi si è distratta, proprio mentre Cristiana e Gaia discutevano di cosa pubblicare domani. Annuisce come se tutto fosse chiaro – le cose imparate a scuola, quelle utili – e si concentra.

«Avete letto il racconto che ci ha inviato A.?» chiede Paola. «Che cosa ne pensate?»

Dal tono della voce si capisce che lei se n’è già fatta un’idea ben precisa. La mitiga con parole gentili, «non è molto in linea con il nostro stile» dice. Dev’essere davvero terribile, traduce Emma mentalmente. Tanto più che Paola, la sua Zia Paola, in questa nuova veste di collega redattrice non è solita risparmiare complimenti a nessuno e a nessuna. «Bene, le scrivo che non lo pubblichiamo» conclude Emma.

Inviata la risposta, chiude la casella e-mail e torna a fissare i quattro riquadri sullo schermo. Buffo. Sbatte le palpebre due volte e guarda di nuovo. Da tre di essi si affacciano i volti concentrati di Francine, Paola e Cristiana, ma nel quarto… be’, nel quarto c’è una scarpa. La gamba che la indossa sparisce nel bordo inferiore dello schermo. La scarpa è ben sollevata, si muove a destra e a sinistra, sembra seguire la conversazione con lo sguardo, cioè, con i lacci.

«Gaia, va tutto bene?»

«Tutto bene, fanciulle!» risponde la scarpa, «sto facendo stretching!»

Gaia non voleva fare la scarpa oggi; è che si sono accavallati un sacco di impegni questo venerdì e in ottemperanza alla sua sindrome “della brava bambina” cerca di fare tutto.

«Ma qualche volta dire anche no?» le suggerisce la scarpa dondolando sulla sua testa. Ma no a chi? O a che cosa? Certo non agli allenamenti! Ha (ri)trovato se stessa nello sport e nell’agonismo. Non al Laboratorio; mondo strano, di donne fino a ieri sconosciute, ma che la stanno crescendo senza neanche saperlo. E lei si lascia crescere (ne ha bisogno). Non alla redazione, piccolo e magico frullatore di idee, generatore di pensieri, luogo privilegiato da cui imparare a guardare in modo consapevole il mondo; luogo pieno di affetto e in cui si sente al suo posto; luogo virtuale divenuto parte della sua realtà.

«…e proponiamo così una narrazione effettivamente alternativa, secondo me». Ecco, appunto, la realtà… È la voce di Cristiana quella. La scarpa si dà un contegno, o meglio è Gaia che ci prova; scende la gamba, sale la testa. Di fronte ai concetti sempre profondi di Cris, su una qualche forma di “narrazione” (questo termine ha affascinato Gaia sin da subito!) a vario titolo “fuori dal mainstream” ci vuole almeno la presenza del viso. La scarpa non è all’altezza.

«Però stavo pensando: come vogliamo proseguire con le co-narrazioni?» Il pragmatismo di Emma richiama il gruppo alla questione dei tempi. Con la fine del lockdown forse il bisogno di raccontare va esaurendosi, forse dovremmo darci un termine, dice. Questo progetto mica può andare avanti per sempre, finirebbe per esaurire la sua innovatività, la sua potenza narrativa. Eppure è proprio adesso che si rischia di perdere l’attenzione per i più vulnerabili, osserva Cristiana. «E le più vulnerabili» si affretta ad aggiungere Paola. Certo. L’urgenza e la ponderazione si scambiano pareri, i cinque riquadri sullo schermo si alternano, cambiano di posto man mano che ognuna prende parola, non si sovrappongono mai. C’è sempre cura. Anche nel gestire i rapporti di forza, quelli che basta un attimo e l’equilibrio è rotto e ci si ritrova con un(a) leader in men che non si dica. In men che non si dica, invece, competenze, inclinazioni e caratteristiche si sono così distribuite da fare di Francine, Emma, Gaia, Paola e Cristiana un’unica Redazione. L’una indispensabile all’altra, per abilità e simpatia.

«È deciso allora, continuiamo a raccontare quello che sta succedendo nella vita quotidiana delle persone» riassume Gaia.

«Sì, il rischio è che sennò nella retorica del ritorno alla normalità queste narrazioni soggettive si perdano…” riattacca Cristiana.

«Bene, segnato nella to-do list” taglia corto Paola.

Sono già le sette e trenta e tutta la Redazione sa che Paola non resisterà un minuto di più. È già in ritardo di mezz’ora sulla sua cena.

La redazione
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