Irina e Lara

Mi chiamo Irina e vengo da Chisinau. Sono qui in Italia per lavorare. Sono diplomata al conservatorio di Mosca. Suonavo il violino e qualche volta ho anche diretto l’orchestra giovanile di Chisinau. Ai miei tempi si poteva studiare a spese dello stato; ora invece per aiutare la mia famiglia e far sì che i miei nipoti vadano all’università sono venuta qui a fare la collaboratrice familiare, la “badante”.

Mi chiamo Lara e abito a Bassano. Mi ci sono voluti tre mesi per trovare una persona che si occupasse di mia madre. Ne ho contattate una ventina. Con alcune di loro ho svolto il colloquio in videochiamata. Vengono quasi tutte dalla Romania, dalla Moldavia e dall’Ucraina. Qualcuna è rientrata nel proprio Paese d’origine a causa della pandemia e ora per ritornare in Italia con il permesso di soggiorno ha bisogno di trovare un nuovo lavoro.

Non avevo mai svolto questo lavoro. I primi tempi è stato difficile: non sapevo se sarei stata capace di assistere una persona anziana, non conoscevo la lingua, non conoscevo nessuno. Poi, un po’ alla volta le cose si sono sistemate: sono andata a lezione di italiano, ho trovato lavoro tramite un’altra donna moldava. Mi considero fortunata: la signora che assisto è fisicamente invalida ma ha ancora la testa buona; i suoi figli mi hanno messo in regola, posso mandare circa mille euro al mese a casa perché vitto e alloggio sono assicurati.

La persona dello sportello badanti alla quale mi sono rivolta si è scusata: in questo momento difficilmente avrebbe potuto aiutarmi, perché a causa del Covid la situazione lavorativa è in una sorta di stand-by. Nell’ultimo anno, mi ha detto, si è persa completamente la tracciabilità delle persone. Alcuni corsi di formazione non sono potuti partire e i tempi per la ripresa non sono certi nonostante la richiesta di assistenti domiciliari sia in continua crescita.

Ma io ho bisogno di trovare presto una persona che sia in grado di gestire mamma, perché devo rientrare al lavoro e ho finito quasi tutti i permessi ferie a disposizione.

Su consiglio di un’amica, continuo la ricerca sui vari social o tramite passa-parola. Arrivo a capire chiaramente il divario salariale tra i contratti regolari e il mercato libero. Un’assistente H24 ci costerebbe, oltre al vitto e all’alloggio, circa 1400 euro al mese, contributi compresi, mentre una badante “sulla piazza” ci chiederebbe cento euro a notte.

Però è difficile, a volte: parlo quasi solo con la mia signora e qualche volta non ci capiamo perché lei parla veneto. La mia insegnante di italiano è stata tanto gentile da spiegarci la differenza tra veneto e italiano e ci ha insegnato le parole più comuni in veneto: così ho capito che el saòn è il sapone, el piron la forchetta, el persego la pesca e via dicendo. Ci sono ancora dei momenti in cui non capisco, sia che mi si parli in veneto che in italiano, ma le cose vanno migliorando, anche se, per via del Covid, le lezioni sono state sospese.

È tutto difficile. Adesso sono arrivata al punto in cui devo fare una scelta. Ho cercato un compromesso tra empatia, facilità nella comprensione della lingua ed esperienza.

Mi mancano i miei, la mia casa, i miei piatti. Potrei farli anche qui, ma mi adeguo alla dieta della mia signora, dato che non ho molto tempo a disposizione, tra l’igiene della signora, la pulizia della casa, le spese, il cucinare. A volte sono così stanca che non riesco a dormire, anche perché ho sempre le orecchie tese per sentire se lei mi chiama. A volte penso alla mia posizione in Moldavia: qui sono considerata al pari di una donna di servizio e mi fa specie che nei negozi mi diano del tu. La nostra insegnante ci ha detto che dobbiamo usare il Lei con gli estranei e che loro dovrebbero usarlo con noi, che il tu è usato per i bambini e per amici e familiari. Ma io non sono nessuna di queste cose e mi sento sminuita. Qualche volta mi sento depressa ma mi dico che devo resistere. E poi mi sono affezionata alla mia signora, non so se riuscirò a fare ancora questo lavoro se lei dovesse mancare.

Mi sembra di aver fatto la scelta giusta. Chiedo sempre e comunque conferma a mamma e lei mi risponde con dettagli difficilmente pensabili per una persona gravemente disabile. Non è facile lasciar toccare ad altri o altre gli effetti personali e men che meno lasciarsi fare l’igiene da un’estranea. Ci vorrà tempo, anche se mamma mi conferma che non va male, che pian piano si stanno conoscendo. che quello che le cucina lo apprezza, anche se non lo sa fare come lo fa lei. Mi dice che proverà a rispiegarle la ricetta del baccalà alla vicentina, perché le potrà essere utile in futuro e potrà farla per la sua famiglia quando rientrerà in Moldavia ad agosto.

Passato questo periodo di prova, se non ci saranno imprevisti, credo di poterla confermare. È una brava signora.

Joel Wyncott da sito Unsplash.com

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