Zoom boom…

Zoom boom: faccia viso volto.

Sono arrivata agli anta senza dovermi troppo occupare del mio aspetto. Scansando abbastanza placidamente e nell’ordine: i richiami di mia madre, i consigli delle amiche, le occhiate scettiche dei colleghi. E poi arriva il covid con le riunioni a distanza. Adesso? Ero quasi alla pace dei sensi. C’ero ormai, ero vicinissima, potevo scivolare nell’oblio e fare ancor meno di quello che veniva richiesto in termini di trucco, parrucco, vestiario, decenza… perché c’è troppo altro di interessante che continuare a fissarsi e preoccuparsi di sé. No?

Improvvisamente catapultata nell’universo delle videochiamate, mi ritrovo di fronte alla mia faccia troppe volte per troppo tempo, non riesco più a ignorarmi a dovere. A prescindere da me.

Ho sempre aborrito e schernito la cosa, ma se solo avessi a portata una consulente d’immagine un po’ nerd capace di regolare filtri, schermi, sfondi sul pc, non me la lascerei scappare.

Mi sento come dorian gray che vede il suo ritratto invecchiare. Senza contropartita però. La me al di qua dello schermo non solo non ringiovanisce ma è perennemente chiamata a guardarsi.  Mi fissa un volto che stento ancora a riconoscere, come quando ascolti per la prima volta la tua voce registrata: ombreggiature improbabili, smorfie inedite, pelle giaguara. Lo schermo diventa la domanda muta e incessante di mia madre: sistemati un po’, perché non ti valorizzi?

Credo che di questi tempi siamo costrett3 a guardarci in faccia più di quanto sia salutare. Noi dobbiamo guardare altro e altr3 da noi, dobbiamo rispecchiarci in chi ci guarda, intuirci, non continuare a ritrovarci di fronte non tanto a noi stess3 quanto alla nostra immagine, che appunto si chiama così perché è meglio continuare a immaginarla e immaginarsi.

Un recente sondaggio rivela che il lockdown ha scatenato la corsa al ritocco. E ci credo! Ci stiamo continuamente a scrutare razzolando nei nostri inestetismi con l’occhio cinico di quando stani i punti neri. E poi non si scampa: l’amputazione del corpo non permette alcuna distrazione mimica, alcun gioco delle mani, strategie posturali, mobilità, saltelli, ekkennesò. E non dite che basta concentrarsi su chi parla. Dai provateci! Mettete in primo piano il faccione relatore. Vediamo quanto resistete. Poi vi fanno le stanze e trac! L’occhio ricade inevitabilmente sul nostro quadretto bidimensionale che neanche Marcuse, appassionandosi allo scarto tra voce e gesti, in un’abbuffata che stordisce, e una volta tanto vorresti stare anche tu dentro le statistiche, non tanto quelle del botox ma quelle degli oppiacei.

Da SDR

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