7 maggio 2021
Luigina Mortari
La strada del cambiamento e della ricostruzione passa per la cura
Relazione: https://www.youtube.com/watch?v=LYbkCTwwfjk
Nell’antica Grecia i filosofi parlavano di cura con il linguaggio del mito e dicevano: quando Kronos si ritirò dal mondo anche gli altri dèi si ritirarono, e gli umani si ritrovarono privati della cura divina, si ritrovarono con il compito di aver cura di sé da se stessi.
E poi di cura non parlò più nessuno per centinaia di anni, fino ad Heidegger.
Essere.
Esserci.
Sentirsi camminare sopra la terra reca spavento al cuore.
Parlare di cura è parlare della vita.
Parlare di cura è parlare di tempo.
Non siamo bastanti a noi stessi.
Siamo continuo movimento verso una forma, per arrivare alla nostra forma abbiamo bisogno di tempo, e per ogni istante c’è bisogno di cura.
Siamo natura, ma il seme della quercia ha già dentro di sé tutta la mappa dell’esistenza e noi, invece, dipendiamo dagli altri per sempre.
Dipendiamo dal gesto della madre che ci accoglie alla nascita, dallo sguardo dell’altro – senza il suo specchio non sappiamo chi essere, dall’abbraccio che sconfigge l’angoscia.
Ti faccio una carezza perché sono mossa dal desiderio del bene, l’dea del bene mi tira in alto quando vorrei lasciarti andare perché sono stanca, perché non ce la faccio e sono sola, sai cosa dice Platone per questi momenti? che l’anima vuole così tanto salire verso il bene che le vengono le ali per realizzare questo suo desiderio e così la nostra vita può andare su verso il bene anche se siamo sfiniti.
O, per dirlo con Shakespeare, siamo fatti di sogni.
Cura: procurare le cose necessarie, portare l’altro a realizzare il proprio essere, riparare l’inceppamento, curare lo scambio che non è andato bene. Nutrire.
Ma l’essenza del lavoro di cura sta nelle virtù.
Virtù economica: esserci senza calcolo, la gratuità sta al cuore della cura.
Virtù matematica: cerca la giusta misura tra invadenza e abbandono, misura esattamente dove sta il giusto: dove c’è giustizia c’è cura e dove c’è cura c’è giustizia.
Virtù sapienziale: chi cura si interroga sempre, dove sta la verità delle cose?
Virtù politica: e più politica di tutte le virtù è l’amicizia, agire con lealtà per il bene dell’altro.
Virtù affettiva: la cura è l’amore tenero dentro al dovere che sento di prendermi cura di te.
Virtù intellettuale: metto la sedia vicino al tuo letto, ti ascolto con attenzione, sto attenta ai dettagli, li tocco, li annuso perché voglio capire.
E sopra tutte la più grande delle virtù, la gentilezza, che è la declinazione più sublime della pazienza.
Fin qui è quasi poesia.
Aggiungo la stanchezza, la ripetizione infinita, la rabbia, la nostalgia di quello che avrebbe potuto essere, l’invidia per quelle e quelli a cui non è toccato, il dolore del confronto, la tentazione di farla finita e per ultima, perché è la più difficile di tutte le paure, la paura che si veda, che si capisca che siamo estenuati, che non ne possiamo più.
Fratello, madre, figlio, sorella sono nomi della famiglia e del cuore, prevedono cure normali di situazioni normali.
Quando usiamo il termine caregiver, invece, siamo in territorio politico: parliamo di cose estreme della vita che portano nell’estremo anche fratelli, madri, figlie e sorelle che sono cittadini e cittadine e hanno bisogno di risorse usate con cura perché le malattie croniche, i tumori, gli incidenti non sono fatti privati.
Nessuno di noi, dice Mortari, ha chiaro una volta per tutte cosa sia il bene, il bene va definito e ridefinito in continuazione; la giusta distanza, che è un bene, è fatta anche di rifiuti e sottrazioni, che sono possibili sono se c’è qualcuno che aiuta chi aiuta.
Matteo Schianchi in La terza nazione del mondo, scrive di come tutti insieme i disabili popolerebbero la nazione più numerosa dopo la Cina e l’India.
Per ogni persona disabile c’è almeno un caregiver, e ogni caregiver ha bisogno a sua volta di qualcuno che lo sostenga: in questa storia è coinvolta la metà del pianeta.
A cura di Silvana Savio
Silvana Savio è nata a Thiene il 4 /10/1962, vive a Vicenza. Laureata in filosofia, fa l’insegnante in un istituto professionale.